Mentre viene registrato il primo hacking ai suoi danni, Nest lancia la sfida ad Apple ed al suo HomeKit aprendosi agli sviluppatori terzi e alle aziende: in palio c’è il trono di sistema operativo della domotica
Il programma si chiama Nest Developer Program e fornisce ai developer di terze parti tutti gli strumenti necessari a costruire applicazioni per iOS, Android o per il Web legate ai prodotti Nest. In parte si tratta del sistema di permessi e di autenticazione utilizzato dal sistema Nest per mettersi in comunicazione con i dispositivi intelligenti installati nelle case (si parla degli standard OAuth2.0 e SSL) e per il resto dei protocolli Forebase impiegati per le relative comunicazioni.
Nest invita così gli sviluppatori terzi a lavorare insieme “per rendere la casa più sicura ed il consumo d’energia più efficiente e consapevole”: non si tratta – spiega ancora l’azienda – solo del controllo remoto degli elettrodomestici, ma del “lavorare dietro la scena per anticipare i bisogni delle persone per rendergli la vita più facile”.
Insomma, anche se i cofondatori di Nest Matt Rogers e Tony Faddel si dicono molto influenzati da Apple (da cui entrambi provengono) e affermano che la casa non deve diventare il terreno di una guerra allo sviluppo, con il nuovo progetto Nest e Google sembrano voler lanciare la loro sfida all’annunciato progetto HomeKit di Cupertino che promette un’app per governare tutti i dispositivi (compatibili) installati in casa: la sfida, insomma, è chiaramente proprio quella per il trono del sistema operativo dominante nel nuovo settore della domotica. Con tutto ciò che ne consegue.
D’altronde, avere la casa connessa significa altresì essere aperti alla possibilità di intrusione informatica nella stessa: lo dimostra già l’offensiva lanciata proprio a Nest da parte dell’hacker GTV, che dice di aver preso il controllo del termostato intelligente attraverso una backdoor lasciata aperta nella sua modalità di recupero.